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Aragona

   FEUDO NASELLI

 

Il centro, edificato all’inizio del XVII sec. da Baldassare III Naselli, conta poco più di 10000 abitanti perlopiù dediti all’agricoltura che, grazie al territorio ricco di mandorleti, uliveti, alberi di pistacchio, ortaggi, legumi, è la risorsa economica più importante. Non mancano però altre energie produttive associate alle attività legate alla piccola industria e all’artigianato.

 

PRINCIPALI  ATTRAZIONI – COSA VEDERE 

Tra i monumenti segnaliamo l’antico Palazzo Baronale - Palazzo Naselli, del XVII sec., che si erge imponente sulla piazza Umberto I dominando il centro urbano. Adiacente al Palazzo Naselli si trova la Chiesa del Rosario con all’interno un soffitto ligneo del ‘700 oltre a varie e pregevoli sculture di scuola siciliana. Nei locali sottostanti è situata una cripta in cui è custodito il “tesoro” della chiesa. Qui si possono ammirare numerosi oggetti d’oreficeria siciliana e in particolare di manifattura palermitana, oltre ad una preziosa reliquia contenente un lembo della Sacra Sindone. Da segnalare anche la Chiesa Madre o dei Santi Tre Re il cui interno è arricchito da pregevoli stucchi del Serpotta, da una Madonna del Gaggini, alcune tele del Bagnasco e un pregevole presepio in carta pesta della fine del ‘600.

 

 

Aragona è nota principalmente per le “Maccalube”, una zona in cui si manifestano fenomeni esplosivi di fuoriuscita dal terreno di anidride carbonica e acido solfidrico, che offrono uno spettacolo naturale particolarmente suggestivo simile ad un paesaggio lunare. Si tratta di un raro fenomeno geologico che per similitudine con quello vulcanico viene definito “vulcanesimo sedimentario”. Il terreno è costituito da una serie di coni di fango freddo spinti in superficie da gas che sfuggono al sottosuolo attraverso una serie di discontinuità presenti nel terreno. 

 

Il nome Macalube (o,secondo alcune versioni, Maccalube) deriva dall'arabo Maqlùb che significa letteralmente "ribaltamento". L'Occhiu di Macalubi (appellativo locale della zona) ha da sempre esercitato un grosso fascino sulla popolazione locale e sui viaggiatori stranieri e nel corso dei secoli il luogo ha ispirato numerose leggende. Secondo una di queste, i fenomeni eruttivi dell'area sarebbero iniziati nel 1087, a seguito di una sanguinosa battaglia tra Arabi e Normanni: il liquido grigiastro sospinto dall'attività eruttiva fu così ribattezzato sangu di li Saracini (sangue dei Saraceni).

Guy De Maupassant, giunto nel sito nel 1885 durante una tappa di uno dei suoi viaggi, descrisse i vulcanelli di fango come "pustole di una terribile malattia della natura".

Tutta l’area oggi è protetta e costituisce una riserva naturale nata per tutelare e preservare questo raro fenomeno.

 

DA NON PERDERE 

♦ La possente torre del "Salto d'Angiò", "a turri"- come viene detta in gergo popolare, a 5 km dal paese 

♦ Il Parco minerario – miniera di Taccia Caci. info@visitagrigento.it

♦ La R.N.O. Maccalube

 

 DISTANZA DA AGRIGENTO km 15  S.S. 189

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